Tanto più lieta e gradita ci parve la posizione di Terracina, appollaiata sulla roccia. Avevamo appena finito di goder quella veduta, che arrivammo anche in vista del mare.
Poco dopo, l’altro lato della città e della roccia ci offrì anche lo spettacolo di una nuova vegetazione: i fichi d’India allungavano le loro grandi e tozze foglie grasse fra il verde sbiadito degli umili mirti sotto il verde dorato dei granati e quello pallido degli ulivi;
nuovi fiori e cespugli non mai visti si offrivano lungo il cammino al nostro sguardo; narcisi e anemoni fiorivano sui prati. Per un certo tratto, il mare rimane a destra; ma le rocce calceree restano a sinistra, sempre a noi vicine.
[J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)]
Tempio di Giove Anxur
"e quelli che arano, Tiberino, le tue balze e le sacre rive del Numico e dissodano col vomere i rutuli colli e le giogaie del Circeo: di questi terreni sono patroni Giove Anxur e Feronia, che si diletta d’una selvetta verde." [Virgilio, Eneide VII, 797-800]