Storia di Terracina II: l’età medievale e moderna

Storia di Terracina II: l’età medievale e moderna

Una panoramica della storia della città di Terracina, dalla fine dell'epoca romana all'età moderna e contemporanea, passando per il Medioevo

Nel corso del Medio Evo la storia urbana di Terracina venne profondamente segnata da una trasformazione che mutò notevolmente il ruolo e l’immagine della città antica.

Per quanto riguarda il centro storico, se la fase paleocristiana (IV-VI sec.) è nota solo attraverso le fonti letterarie, maggiori dati si hanno invece per la fase bizantina (VI-VII sec.), quando si accentuò la funzione di piazzaforte militare che la città aveva già acquisito, all’inizio del V secolo d.C., con la creazione di un nuovo circuito murario, in parte sovrapposto a quello volsco-romano.

Nel periodo carolingio (VIII-IX sec.) Terracina fu compresa nel nuovo Stato della Chiesa; di conseguenza anch’essa fu oggetto, a partire da papa Adriano I (772-795), del grande tentativo di rinnovamento spirituale e materiale che coinvolse Roma e i suoi domini. A questa fase dovrebbero appartenere la fondazione di alcune chiese urbane, l’organizzazione delle parrocchie, il sostegno alle chiese martoriali della Valle e ai monasteri extraurbani di San Michele e di Santo Stefano.

Alla fine del X secolo, con la crisi del papato e lo strapotere delle famiglie locali, Terracina fu interessata dal fenomeno dell’incastellamento: pertanto, allo scopo di controllare politicamente la città e il suo territorio, forse ad opera dei Crescenzi venne avviata l’edificazione di un imponente castello, poi denominato Frangipane dalla famiglia dei nobili romani che lo occupò dal 1153 al 1202.

A questa stessa fase appartiene, oltre al consolidamento di una parte del circuito murario, anche la nascita della tipica edilizia di arroccamento nel settore urbano adiacente al castello.

Successivamente, grazie al notevole incremento demografico determinatosi in età romanica (XI-XII sec.) a causa dell’inurbamento, Terracina si ampliò progressivamente: nacquero così, addossati alle mura tardo-antiche e in corrispondenza delle porte urbiche, i due borghi murati all’esterno di Porta Maggio (detto “di Cipollata”) e fuori Porta Albina (lungo la Salita dell’Annunziata) e i tre borghi aperti posti fuori Porta San Gregorio (attorno all’attuale Via di Porta Romana), fuori Porta Romana (lungo l’odierna Via G. Antonelli, nella città bassa) e fuori Porta Nuova.

Il rinnovamento della fase romanica, contrassegnata dall’istituzione del Comune, fu inoltre reso manifesto da importanti interventi in campo edilizio, quali il rifacimento della Cattedrale di S. Cesareo (patrono della città) e lo sviluppo delle abitazioni private di tipo monumentale, in particolare delle case-torri.

Con il periodo gotico (XIII-XIV sec.), si riscontra a Terracina una riorganizzazione urbanistica fondata non più sulle parrocchie altomedievali, bensì sul recupero dell’impianto antico e sulla creazione di un’edilizia pubblica e privata ordinata e decorosa: oltre allo sviluppo dei borghi e al completamento della Cattedrale, si assiste in questa fase alla creazione del palazzo civico e all’erezione delle eleganti domus gotiche a più piani. Non meno rilevante risulta inoltre, in concomitanza con la fondazione degli ordini mendicanti, l’edificazione dei due conventi suburbani di San Domenico e di San Francesco, le cui linee architettoniche furono direttamente ispirate dai cantieri delle abbazie cistercensi.

Alla fine del Medio Evo, le Costituzioni Egidiane (1357) avviarono anche a Terracina il processo attraverso il quale, accanto al declino dell’esperienza comunale, si affermerà una nuova organizzazione politico-amministrativa dello Stato Pontificio, che si conserverà fino al 1870, con il definitivo compimento dell’Unità d’Italia.

Durante il Quattrocento, l’ancora incerta presenza dello Stato, le mire espansionistiche dei re di Napoli e il conseguente sviluppo delle lotte intestine tra nobiltà, borghesia e popolo provocarono la decadenza della città. Nel secolo successivo, questa tendenza si accentuò: alla perdita progressiva dell’autonomia comunale, determinata anche dal continuo intervento dell’autorità centrale, richiamata dai conflitti interni e dai frequenti abusi, si aggiunsero molti problemi derivati dai saccheggi dei Corsari barbareschi lungo le coste tirreniche e, soprattutto, il flagello dell’infezione malarica, che dal 1520 circa falcidiò con fasi alterne la popolazione, provocando un vero collasso demografico nella comunità terracinese.

Tuttavia, è proprio adesso che si registrano le prime concrete testimonianze della trasformazione, in senso moderno, della struttura urbana ad opera delle nuove famiglie (i Savio, i Garzonio, i Gottifredi, i de Taxis, i de Romanis, i Gavotti, ecc.) che non solo acquistarono e restaurarono le antiche case medievali, modificandole nel tipo del palazzo rinascimentale, ma ne costruirono ex novo delle altre.

Sin dai primi decenni del Seicento, l’impegno dello Stato Pontificio verso il ripopolamento, attuato richiamando famiglie dai paesi vicini attraverso la distribuzione gratuita di terre e le esenzioni fiscali, favorì una lenta ma continua ripresa, i cui riflessi maggiori si trovano, oltre che nell’edilizia civile, soprattutto in quella religiosa. Vanno almeno ricordati in tal senso la ricostruzione della Chiesa di San Giovanni (già di San Lorenzo), l’erezione della Cappella di Santa Domitilla per volontà del vescovo Pomponio de Magistris (1608-1614), il rifacimento della Chiesa della Madonna delle Grazie e del Vescovado ad opera del vescovo Cesare Ventimiglia (1615-1645).

Con il Settecento si assiste alla completa rinascita della città e alla sua ultima trasformazione, completata nel corso del XIX secolo, che le ha dato l’attuale fisionomia. Dopo il lungo periodo di stasi protrattosi per tutta l’epoca precedente, si assiste infatti alla radicale trasformazione della città bassa. Per volontà del papa Pio VI venne avviato, a partire dal 1785, un tentativo di bonifica delle Paludi Pontine e, con esso, la fondazione del nuovo nucleo urbano, il Borgo Pio, terminale fisico e centro organizzativo di quell’impresa.

Impostato sulla memoria della struttura urbana antica e sui pochi resti medievali, il progetto urbanistico della “città nuova” si compì, nelle sue linee essenziali, in poco più di vent’anni; la sua realizzazione, tuttavia, proseguì per tutto l’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, attorno alle due direttrici principali della Strada Pia (attuale Via Roma) e del Canale di Navigazione, che sostituì il Fiumicello.

L’età contemporanea non ha seguito il modello urbanistico della fase precedente, finendo per intaccare, con la sua caotica espansione, anche la struttura storica del Borgo Pio. La città alta, dismessa l’antica funzione di piazzaforte, venne resa residenziale anche nelle strutture fortificate e fu collegata con la pianura abbattendo le due porte principali e parte del circuito murario tardo-antico posto a sud.

In campo religioso e civile, oltre ad alcuni notevoli edifici privati, spiccano particolarmente la Cattedrale e il Vescovado, il Palazzo Braschi e quello della Bonificazione Pontina, la Chiesa del Purgatorio e il Palazzo dei ForniPorta Romana e Palazzo RisoldiPalazzo Cardinali e le case Angeletti.