Campo Soriano

Campo Soriano

La località occupa una posizione centrale tra i Monti Ausoni, a 361 m s.l.m. Dista circa 8 chilometri da Terracina ed è raggiungibile in auto, o in pullman di media grandezza. 

É un'area di origine carsica di rara bellezza paesaggistica e di grande interesse scientifico, dominato da una guglia di roccia affiorante, conosciuto dai visitatori come la “Cattedrale”, ma dai residenti come “La Rava di San Domenico”. Questa roccia è diventata il “logo” di Campo Soriano.

Nel linguaggio tecnico della geologia questa vallata viene definita con il termine serbo polje. Qui, ancor meglio che in consimili località europee, si possono riconoscere le tappe della complessa evoluzione del bacino carsico ( faglia, modellamento glaciale, gelivazione, fase lacustre, svuotamento ). Campo Soriano è, quindi una palestra per gli studi geologici, citata da tutti i testi che trattano di carsismo. 

Le Doline

Il bacino carsico è sito tra Monte Romano (m. 863) e Monte Cavallo Bianco (m. 480), ed è attraversato dal confine che separa il comune di Terracina da quello di Sonnino. Presenta un fondo pianeggiante di terreno rosso su cui risaltano degli avvallamenti, più o meno circolari: sono queste le doline che testimoniano, insieme agli inghiottitoi, la fase finale dell’evoluzione carsica. 

Gli Inghiottitoi

Questo tipo di cavità carsiche, ad andamento verticale, sono servite ad esaurire le acque raccolte dal bacino carsico. Ben due sono quelli presenti, a poca distanza l’uno dall’altro, nel “Campo Cafolla” : Zi’ Checca 1 e Zi’ Checca 2. 
Il primo si trova a quota m.384. L’entrata è alta m. 1,50, larga 0,50, il condotto occupa una faglia larga 3 / 4 metri, praticabile con attrezzatura speleologica fino a quota – 110 metri. Lo sviluppo planimetrico è limitato a solo 20 metri. Notevole una sala lunga circa 7 metri che si apre dopo il primo salto di 30 metri, qui si trova una stalagmite alta 3 metri e dello spessore di 10 / 15 cm. L’attività idrica è ormai molto limitata.
Il secondo inghiottitoio è denominato “Chiavica o Ciauca” di Zi’ Checca 2. L’imbocco si apre sul fondo di una piccola dolina di 10 x 15 metri. Qui comincia il pozzo che, da quota 401 raggiunge la profondità, speleologicamente praticabile, di - 120 metri dall’apertura. Anche qui l’attività idrica è ormai limitata e le concrezioni sono scarse. Lo sviluppo planimetrico è più esteso del primo inghiottitoio e raggiunge i 60 metri, circa. . 

 I Faraglioni

Questi enormi massi calcarei che spuntano dal livello del suolo, scolpiti dal tempo, sono noti come hum. Il più conosciuto ed imponente è “La Cattedrale”, il cui profilo inconfondibile è divenuto il simbolo stesso del Parco Naturale. La maggior parte degli hum, osservati da particolari punti di vista, sollecitano l’immaginazione a riconoscervi le più strane figure: in questo, ad esempio, qualcuno ha visto un elefante pietrificato.
Ogni roccia è un microambiente a sé che l’esperienza degli abitanti ha sapientemente sfruttato in modo unico. Talvolta gli hum sono serviti da paravento per un albero da frutto, tal altra per riverberare luce e calore del sole sui tralci guidati a seguire le sinuosità della roccia. L’uso stesso del solfato di rame irrorato sulle viti appoggiate alle rocce impedisce la formazione di licheni e le rende più bianche.

Un rapporto intimo e profondo ha legato gli abitanti ad ogni singolo terrazzo, masso, lembo di terra, pozza d’acqua… Solo le aree pianeggianti, più libere ed estese, venivano destinate a seminativi quali legumi, grano, orzo, lino e zafferano. Da qualche anno una grande azienda vinicola ha impiantato nel fondovalle un vigneto in cui i vitigni più diffusi sono il moscato, il trebbiano, il merlot ed il cesanese. 

Per secoli la comunità agro-silvo-pastorale del luogo visse in condizioni di quasi totale autosufficiente isolamento. Ogni famiglia aveva il forno e la cisterna, lo scifo per abbeverare gli animali e irrigare l’orto, il vigneto, l’uliveto, il campo, la stalla ed il pollaio, il porcile e la legnaia: tutto in misura minima, ma sufficiente alla famiglia. Passaggi, uso dei pozzi, pascoli, erano regolati da consuetudini antiche e rapporti di parentela.
 

Cisterne seminaturali

L’area di Campo Soriano costituisce il più grande bacino imbrifero che ricarica la falda da cui Terracina attinge l’acqua potabile. La permeabilità dei terreni e la grande fessurazione delle rocce esauriscono velocemente l’acqua piovana (in circa 36 ore). Gli abitanti del luogo, nel tentativo di trattenere il prezioso elemento, hanno sfruttato piccole faglie, imbocchi di inghiottitoi, pozze di raccolta, ricavandone delle notevoli riserve idriche ostruendone i condotti. 
 

Francolane

A sud-ovest di Campo Soriano una strada asfaltata conduce, attraverso il passo di Campo dei Monaci, fino a Francolane. Anche qui si trova un lembo di campo carsico, meno spettacolare di Campo Soriano, ma forse più integro e meglio conservato. Qui sono state infatti, fino ad ora, utilizzate tecniche di uso del territorio meno invasive.

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Per info:

Monumento Naturale Campo Soriano e Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi: tel. 0773 700240.